Quando il killer è un batterio nosocomiale: il Clostridium Difficilis

Il caso del sig.ra D.

Una mattina come tante, la sig.ra D., 71enne, fa accesso al pronto soccorso per malessere con tremore, ansia, dispnea, febbre e ulcera arto inferiore destro. Dopo opportuni accertamenti, in pari data ricoverata nel reparto di Medicina Interna con diagnosi di erisipela a partenza arto inferiore di destra, IR tipo 1. Da esami colturali, emerge erisipela con sepsi da Streptococcus pyogenes, favorita dalla nota patologia venosa degli arti inferiori di cui la sig.ra D. soffriva da tempo. Il ricovero, tempestivo ed appropriato non evidenzia alcuna criticità ed al momento delle dimissioni la sig.ra D. viene trasferita, in dimissioni protette, presso una struttura di cure intermedie. Dopo poco più di una settimana, presenta frequenti ed abbondanti scariche diarroiche (fino ad otto al giorno) che le procurano grave astenia. In base a tale sintomatologia, vengono impostati accertamenti atti alla ricerca del Clostridium difficilis, accertamenti che però non verranno mai eseguiti. Appena verificatasi una breve sospensione delle scariche diarroiche, la struttura decide per le dimissioni e per il trasferimento presso un centro di riabilitazione neuromotoria. Qui la sig.ra D. resta degente solo due giorni, poiché la figlia, vedendola sempre più astenica e debilitata, decide di riportarla a casa con sé, per prendersi personalmente cura di lei. Anche in questa struttura non vengono eseguiti esami atti a definire la natura delle continue ed abbondanti scariche diarroiche. A casa, nonostante la amorevoli cure della figlia, lo stato clinico della sig.ra D. peggiora notevolmente, al punto che il medico di guardia che la visita in un momento di grave calo fisico, dispone il trasporto urgente al pronto soccorso. Ormai sono trascorsi più di 10 giorni dall’inizio della sintomatologia legata all’alvo diarroico e la sig.ra D. ha davvero poca energia fisica e mentale per far fronte alla situazione. Giunta al pronto soccorso in condizioni gravissime e fortemente disidratata, vengono finalmente eseguiti gli esami colturali necessari, che risultano positivi per Clostridiun difficilis. Purtroppo, dopo soli tre giorni la povera sig.ra D. decede per setticemia, sepsi severa, shock settico, colite, enterite e gastroenterite infettive ed infezione intestinale da Clostridium difficilis. Da attenta analisi dei nostri consulenti, è emerso che nel reparto e nel periodo in cui la sig.ra D. è stata ricoverata, si sono verificati altri tre casi di infezione da Clostridium diffilis.

 

I consulenti Dignità al Malato, hanno dimostrato che gli aspetti del controllo dell’infezione da Clostridium difficilis: identificazione precoce, diagnosi tempestiva, isolamento precauzionale, non sono stati messi in opera dalla struttura dove era ricoverata la sig.ra D. e configurano una grave inosservanza della procedura prevista. Ne consegue, altresì, che un trattamento tempestivo e specifico all’esordio della malattia, avrebbe ragionevolmente reso possibile un’evoluzione più favorevole dell’infezione, salvando la vita alla sig.ra D.

 

Importo liquidato agli eredi pari a 725.000,00 mila euro.

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