Una complicanza di deiscenza della ferita, gestita con inescusabile ritardo.

Il caso del sig. G.

Dopo un periodo prolungato di disturbi intestinali, il sig. G., 62enne, si sottopone a colonscopia con biopsia. L’istologico rileva, purtroppo, un adenocarcinoma del grosso intestino. Inserito correttamente in lista d’attesa, dopo circa un mese il sig. G. si ricovera nel reparto di Chirurgia Generale e viene sottoposto ad intervento chirurgico di resezione anteriore del retto. Tutto sembra essere andato per il meglio, infatti dal verbale operatorio si evince una procedura corretta e scevra da complicanze, ad esclusione di una certa difficoltà a condurre l’emostasi del piano presacrale nelle fasi conclusive dell’intervento. L’esame istopatologico conferma la diagnosi di adenocarcinoma del grosso intestino, moderatamente differenziato (G2), ulcerato, infiltrante la parete del viscere fino al tessuto adiposo periviscerale. L’immediato post-operatorio, e quello fino ai successivi 4 giorni, appaiono decorrere regolarmente, al punto da consentire al sig. G. la dimissione, con suo grande sollievo. Tuttavia, al quarto giorno si verifica la deiscenza della ferita addominale con fuoriuscita di ansa ileale. Tale evento costringe il sig. G. a rimandare le dimissioni ed a trattenersi ancora in ospedale, rendendosi indispensabile un intervento chirurgico in urgenza, che, fortunatamente, viene eseguito in pari data. All’intervento si ha conferma dell’evento perforativo localizzato sulla parete posteriore della anastomosi colo-rettale. Tre giorni dopo, il sig. G. non si sente bene, accusa diarrea ed un grave episodio lipotimico, con importante caduta dei valori della pressione arteriosa e dal quale fatica a riprendersi. Solo il giorno successivo, al parziale ma comunque insufficiente rialzo dei valori pressori, il sig. G. viene sottoposto a TC addome che evidenzia abbondante quota di aria libera addominale e discontinuità della parete viscerale del colon a livello dell’anastomosi colo-rettale. Dopo tale reperto, finalmente, viene sottoposto ad intervento chirurgico di chiusura della fistola intestinale e colostomia e, per mancanza di posti in terapia intensiva, viene monitorato direttamente in sala operatoria. Purtroppo, nelle prime ore della mattina del giorno successivo, il fisico del sig. G., già cardiopatico e diabetico, nonchè gravemente debilitato da tre interventi subiti in 10 giorni, decede, lasciando i familiari nel più doloroso sgomento.

 

 

I consulenti Dignità al Malato, hanno dimostrato che, anche se l’insorgenza della complicanza anastomotica può non richiamare elementi di malpractice, questi sono, per contro, da individuarsi nel ritardo con cui si giungeva al suo diagnostico, ritardo che si rendeva responsabile della progressione di uno stato settico che, nonostante i corretti provvedimenti poi assunti, ha portato il povero sig. G. al decesso.

 

Importo liquidato agli eredi pari a 345.000,00 mila euro.

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