Quando la negligenza sanitaria sfocia in ritardo diagnostico e terapeutico e toglie notevoli chances di sopravvivenza.

Il caso del sig.ra N.

Dopo oltre 15 anni dall’inizio della menopausa, la sig.ra N. lamenta perdite vaginali ematiche e decide di sottoporsi ad un controllo ginecologico. Dopo visita e pap test negativi, si rasserena e torna alla sua quotidianità fiduciosa. Dopo circa due mesi, all’aumentare delle perdite ematiche, si sottopone anche ad ecografia TV che evidenzia una formazione ipoecogena che occupa interamente la cavità uterina e le viene data indicazione ad eseguire isteroscopia diagnostica con urgenza. Purtroppo, l’isterscopia evidenzia una neoplasia maligna scarsamente differenziata con componente epiteliale e sarcomatoide, prospettando la diagnosi differenziale fra un carcino-sarcoma (tumore misto mulleriano) ed un adenocarcinoma scarsamente differenziato sarcomatoide. La TC addome e torace con mdc seguita per valutare la stadiazione del tumore mette in evidenza la presenza di una grossolana massa intrauterina, ipodensa e circondata da orletto ipervascolarizzato e, soprattutto, la presenza di formazione bollosa di 29 mm a carico del lobo medio, nonché la presenza di alcuni micronoduli prevalentemente calcifici a livello del lobo medio, lingula e lobi inferiori non altrimenti caratterizzabili. Dopo tale preoccupante reperto, la sig.ra N. viene ricoverata presso il reparto di Ginecologia e sottoposta ad intervento chirurgico di laparo-isterectomia totale (laparotomia mediana-longitudinale sopra-para e sotto-ombelicale), washing peritoneale, annessiectomia bilaterale con linfoadenectomia iliaca-otturatoria. L’istologico non lascia scampo, rilevando un carcinoma endometrioide ad alto grado, con aspetti sarcomatoidi e ampi focolai di necrosi, oltre a invasione neoplastica di vasi ematici intra-e peri-tumorali. La terapia adiuvante successiva prevede 4 cicli di chemioterapia e radioterapia precauzionale. Circa due anni dopo, si verifica una svolta nell’andamento clinico della malattia per la comparsa di dolori addominali di tipo crampiforme e, dopo poco, di una tosse stizzosa, alterazione della voce (raucedine) e sibilo respiratorio. Il medico di base le consiglia di sottoporsi ad RX torace urgente che, purtroppo, individua una grossolana formazione nodulare di circa 9 cm, in sede paramediastinica postero-superiore sx, con struttura disomogenea per la presenza di struttura lobo superiore ed in sede medio-toracica dx. L’integrazione TC con mdc conferma quanto rilevato dalla RX e rileva anche un’embolia a livello dell’arteria polmonare sx. L’ultimo ricovero della sig.ra N., con diagnosi di embolia polmonare bilaterale in Pz oncologica, si verifica a seguito di un grave peggioramento delle condizioni cliniche. Purtroppo, dopo poche settimane la sig.ra N. muore.

I consulenti Dignità al Malato, hanno dimostrato come la responsabilità dei sanitari risiedesse nel grave ritardo diagnostico (due mesi) che ha permesso alla neoplasia di diffondersi, particolarmente nel parenchima polmonare e nel ritardo del trattamento chirurgico (4 mesi e mezzo), inescusabile, in presenza di una neoplasia ad alta malignità. Hanno rilevato, inoltre, l’assenza di un approfondimento diagnostico, in modo da poter provvedere, con interventi anche palliativi, a prolungare la vita della sig.ra N., soprattutto in riferimento ai polmoni che richiedevano un’attenzione particolare, anche per il dato emerso dall’esame istopatologico dell’invasione neoplastica delle vene che, com’ è noto, convogliano il sangue nei polmoni. Nel follow up si rileva, infatti, una lacuna di indagine nei confronti dei polmoni, dove stava avvenendo la diffusione metastatica più consistente.

 

Importo liquidato agli eredi pari a 376.000,00 euro.

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